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21.04.2012

13° FESTIVAL DEL CINEMA EUROPEO DI LECCE - I PREMI E LE MOTIVAZIONI

Si è conclusa a Lecce la tredicesima edizione, quest'anno particolarmente ricca e significativa, del festival del cinema europeo. Fra gli ospiti internazionali: Terry Gilliam (che ha presentato il corto "Wholly family") e Emir Kusturica (testimone di un bellissimo libro fotografico sul suo cinema, celebrato con una retrospettiva) hanno registrato una calorosa accoglienza di stampa e pubblico. Quest'anno il programma del festival prevedeva anche tributi a Ken Russell e Sergio Castellitto, al quale è stato dedicato il libro curato da Enrico Magrelli "Sergio Castellitto, senza arte ne parte" (ediz.Rubettino).

31.07.2011 - 18.08.2011

Sinfonie di Cinema 2011 – LA COMMEDIA NEL CINEMA ITALIANO

Anche quest’anno torna a Montefiore dell’Aso (AP) la magica atmosfera del festival “Sinfonie di cinema”.

DANNO (IL)

Regia: Louis Malle

Interpreti: Jeremy Irons, Juliette Binoche, Rupert Graves, Miranda Richardson

Durata: 112'

Nazionalità: Inghilterra/Francia 1992

Genere: drammatico

Stagione: 1992-1993

Amplessi d'autore che poco hanno a che vedere con il commercio carnale in celluloide al quale il cinema americano ci stava abituando. Congiungimenti di corpi raggelanti e senza speranza, che restituiscono attraverso il potere delle immagini il piacere del desiderio, suggerendo emozioni che il cinema erotico di normale amministrazione ci ha sempre negato. "Il danno" si può sintetizzare così: un vero e proprio dramma passionale realizzato da un autore con le armi affilate della tragedia sociale, o meglio, della ambigua spersonalizzazione borghese che è alla base della catastrofe immediata dei microcosmi da lui indagati. Partendo da una massima che suona più come una sentenza questo lavoro di Malle si rivolge aspramente agli ipocriti perbenisti che nascondo dietro i veli di un autocompiacimento convenzionale gli istinti (questi sono veri e non bassi/basic) bestiali di natura primitiva, la famelica esigenza di carnalità che è il lato oscuro dell'amore. La sconfitta dei deboli pregiudica pertanto la vittoria dei forti che hanno un'anima temprata dalla sofferenza. "Chi subisce un danno è pericoloso, perchè è consapevole di poter sopravvivere". E' come se si fosse abituato al dolore che viene subito trasmesso ad un altro. Sostanzialmente l'impercettibile intento integralistico sta tutto qui, ma grazie alle felici intuizioni di Malle va ben oltre l'ovvia (e comunque pregevole) denuncia sociale.

Il film è infatti anche una parabola sottile sulle pecche delle imposizioni della vita e sui pregi della vita libera dalle convenzioni, data in pasto a quella suddetta fame di diversità che attanaglia gli uomini condizionati più dalla personalità che dalla propria persona. Ne "Il danno" questa esigenza si consuma in fretta, fino a logorarsi irreversibilmente negando ogni speranza, cancellando quel pudore che ravviva gli animi, accentuando il senso del peccato. Al centro della storia l'inconsapevole "danneggiato": un maturo e distinto sottosegretario del governo inglese, Stephen Fleming (Jeremy Irons), un uomo che si è sempre accontentato della sua ordinata e tranquilla esistenza accanto ad una donna fedele e a due figli adorabili. Ma il danno è in agguato e Stephen lo subisce annegando il suo sguardo negli occhi di una donna che sa che non potrà mai amare liberamente, senza sacrificare appunto quelle false soddisfazioni che la sua borghesia perbenista gli ha riservato negli anni. La donna, l'amante, l'altra vita è Anna (Juliette Binoche), una ragazza tanto graziosa quanto ambigtua ed introversa legata a Martin Fleming (Rupert Graves), suo figlio, ragazzo molto innamorato di lei e non solo per la sua bellezza: sente infatti il dovere di dare a quell'anima l'innocente affetto che il suo burrascoso passato gli ha sempre impedito. Lei, infatti, nasconde nei suoi occhi tristi una tragedia consumatasi quando aveva appena quindici anni: il suicidio di suo fratello per il suo amore; non riusciva più a vivere sapendo di non poterla amare. Questo pesantissimo ed onnipresente incubo ha accentuato lo sguardo perso nella dolcezza del suo animo che c'è ed emana passione e amore. Stephen, il padre del suo fidanzato, non pronuncia parole e non cerca dialogo. Quando sopraggiunge l'occasione non esita ad incontrare la sua nuova amante e si abbandona con lei in un amplesso libero, passionale, memorabile non solo per l'innaturalità del peccato, quanto per l'impetuosità di una lussuria sfogata in clandestinità. E' una passione immediata, costituita prevalentemente da incontri occasionali ed appuntamenti segreti. Un danno impetuoso che travolge soprattutto la morigeratezza del turpe futuro suocero. Eppure la sua vita ordinata non ammette sgarri, il suo ruolo sociale merita di essere rispettato nella serenità di un composto nucleo familiare; il fascino di Anna, tuttavia, è irresistibile. Stephen comincia a cercarla, a seguirla non potendo più fare a meno di lei. Suo figlio Martin, senza sospettare nulla sul destino dei due amanti, affretta innocentemente i preparativi del suo matrimonio, fra la gioia borghese di tutti gli altri. La passione è così travolgente che l'uomo di stato potrebbe anche decidersi a mollare tutto, ma ciò non servirebbe a nulla. entrambi sano che comunque vadano le cose nulla potrà intaccare la loro relazione. E il padre infame, che tradisce i suoi cari, non teme più neanche il matrimonio di suo figlio, soprattutto quando la complice nuora gli fa capire che la porta continuerà a restare aperta, ma continua a cadere nella trappola nella speranza di riuscire a farla franca,

Tratto dal bellissimo romanzo di Josephine Hart, "Il danno" è una straordinaria ed imperdibile lezione di cinema, una pellicola che tratta argomenti particolarissimi e comunque non proprio insoliti (nel celebre testo di Tanizaki, adattato nel film migliore di "Brass" vi è una passione analoga) con una classe che non ha eguali. Louis Malle indaga, insegue e disperde quella passionalità travolgente che solo con un erotismo così sussurrato ed elegante si riesce a tradurre in immagini. Nulla è lasciato all'espressione diretta, fine a se stessa, anzi, la fantasia dello spettatore si presta al gioco e si perde nella labirintica struttura di un desiderio oscuro ed affascinante.

Certo è che la carnalità si consuma con l'ossessione e con la consapevolazza della sua spiacevole contingenza; ma "Il danno" è anche un intreccio bellissimo di sguardi, pause, dialoghi di meravigliosa intensità. Cela nell'impeto di amori sfrenati quella suddetta ferocia primitiva, la voglia istintuale che solo gli affetti impossibili riescono ad esprimere. Ed è un resoconto amaro di quel disfacimento borghese apportato dall'eterno, duplice, rinnovato dissidio: la razionalità della monogamia messa a repentaglio dalla bestialità dell'istinto sfrenato. In questo gioco già concluso la sopravvivenza spetta proprio a chi ha sofferto e Anna, il fiore conteso dai bisognosi d'amore, govrà finalmente del suo definitivo riscatto.

La pellicola ha più d'un pregio: fra questi la felice scelta dell'ambientazione, la cura per gli interni; la memoria logicamente coglie subito le sequenze di quell'erotismo impetuoso ma così allusivo. Malle comunica al suo pubblico il valore puramente caduco della passione carnale ma non può che ritrarla nella sua spasmodica bellezza. Merito della superba fotografia di Peter Biziou (memore dei luoghi classici degli ultimi tanghi) e dei bellissimi temi musicali del maestro Zbigniew Presner.

Sulla validità dell'insieme si è già discusso, non resta altro che elogiare la prova dei due straordinari protagonisti: Jeremy Irons, il volto più adatto a suggerire le due personalità in conflitto (come in "Inseparabili" e "Il mistero Von Bulow") e Juliette Binoche, un'attrice dalle mille sfaccettature. Ma molto spazio è dato anche ai sofferenti ed annichiliti testimoni di un disastro irreversibile: Miranda Richardson è la madre addolorata, la moglie tradita; il bravo Rupert Graves è il martire di un assurdo intreccio. Se la sceneggiatura di David Hare non vanta dialoghi numerosi è perchè il testo d'origine era un monologo sofferto del danneggiato in veste di narratore. Malle ha colto alla perfezione il senso di solitudine e di smarrimento che pervade i due folli amanti, rendendolo magico grazie ai due protagonisti. E vi sono molte sequenze che valgono il film intero: di spicco lo sguardo perso di Irons nell'amara consapevolezza di aver perso definitivamente l'amore travolgente. Ma, si sa, i sogni finiscono; la quotidianità inghiotte voracemente le illusioni. Come illusorio è il sesso (astratto) rituale che coinvole i due folli amanti, come illusorio è il primo sguardo con il quale Anna riesce a sovveritre in un attimo l'equilibrio del suo partner.

Bari, Kursaal Santalucia - Novembre 1992

Voto:     3,5 / 5
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