Ricerca:      Genere:              Ricerca Avanzata

21.04.2012

13° FESTIVAL DEL CINEMA EUROPEO DI LECCE - I PREMI E LE MOTIVAZIONI

Si è conclusa a Lecce la tredicesima edizione, quest'anno particolarmente ricca e significativa, del festival del cinema europeo. Fra gli ospiti internazionali: Terry Gilliam (che ha presentato il corto "Wholly family") e Emir Kusturica (testimone di un bellissimo libro fotografico sul suo cinema, celebrato con una retrospettiva) hanno registrato una calorosa accoglienza di stampa e pubblico. Quest'anno il programma del festival prevedeva anche tributi a Ken Russell e Sergio Castellitto, al quale è stato dedicato il libro curato da Enrico Magrelli "Sergio Castellitto, senza arte ne parte" (ediz.Rubettino).

31.07.2011 - 18.08.2011

Sinfonie di Cinema 2011 – LA COMMEDIA NEL CINEMA ITALIANO

Anche quest’anno torna a Montefiore dell’Aso (AP) la magica atmosfera del festival “Sinfonie di cinema”.

HATEFUL EIGHT (THE)

Regia: Quentin Tarantino

Interpreti: Samuel L. Jackson, Kurt Russell, Jennifer Jason Leigh, Walton Goggins, Tim Roth, Demian Bichir, Michael Madsen

Durata: 168'

Nazionalità: USA 2015

Genere: western

Stagione: 2015-2016

Tarantino otto e mezzo, se consideriamo il segmento del film collettivo "Four rooms" del 1996 e la media voto nonostante il legittimo ma poco condivisibile malcontento generale che serpeggia fra i nostalgici detrattori del non-so-cosa. Forse saranno i precedenti dal capolavoro facile o le tappe bruciate già con il secondo film nel generale tripudio di Cannes. Conferme che creano a volte un'attesa immotivata superiore alle circostanze. Però, ragazzi, va anche detto che con gli anni l'appellativo "capolavoro" si è anche un pochino inflazionato ed è speso male, a volte senza criterio, quando andrebbe riconosciuto in tutta onestà il tono minore e dimesso di alcune operazioni collegate a cineasti illustri che perdono la bussola. Tuttavia non si può proprio restare indifferenti o insensibili a questo cambiamento radicale di contenuti (perchè a volerla dire tutta la forma si avvinghia al più non posso ai suoi stilemi), ma bisogna operare lo sforzo con rispettosa pazienza. Per il suo ottavo film e mezzo infatti Tarantino conduce la danza con alti e bassi: storicamente è il suo film a budget più ridotto, ma anche quello più lungo, è il più verboso e il meno movimentato, è quello dove l'epica dello sguardo si dimensiona solo agli spazi esterni, quello con più personaggi ma soprattutto il lavoro che opziona sulla carta con prepotenza due categorie tecniche che non hanno precedenti: la straordinaria fotografia di Bobby Richardson che riporta per i più fortunati lo sguardo espanso a 70mm e la suggestiva colonna sonora originale di Ennio Morricone, con poche infiltrazioni pop, che torna al servizio del western dopo 35 anni di pausa da "Occhio alla penna". Ecco quindi servito un film sofisticato nell'impianto che non si preoccupa assolutamente di coniugare spazio e tempo seguendo le regole abituali, anche per quella metodologia residua tarantiniana.

E' un film politico, come quella piccola ma significativa riserva spaghetti western lasciata da Sollima e Corbucci o da artigiani come Vari e Fidani, che consente al regista americano di raccontare la spaccatura sociale post-secessionista radudando in un gelido avamposto nel cuore del Wyoming otto personaggi di varia natura. Il pretesto è dato come ne "La nuit de Varennes" di Catherine Rihoit da una diligenza noleggiata da un torvo cacciatore di taglie (Kurt Russell) che sta portando al patibolo una donna (Jennifer Jason Leigh), che sembra essere un'imprevedibile canaglia. Alla corsa verso Red Rock si uniscono presto il maggiore Marquis Warren (Samuel L.Jackson), espulso dai confederati ed ora anche lui cane sciolto a caccia di buone taglie e un giovane sudista (Walton Goggins), di famiglia chiacchierata, che a Red Rock troverà ad aspettarlo una stella da mettere sul petto. La compagnia si allea, non dopo una lunga e meditata reciproca diffidenza, fino ad approdare a causa dell'incalzare della bufera in un rifugio nel cuore della boscaglia. Qui troveranno ad attenderli altri tre personaggi, numerosi nuovi interrogativi e soprattutto lo sviluppo immediato, travolgente e imprevedibile di un altro film.

Si può dire tutto e di tutto di Quentin Tarantino, contestarne le scelte, le esagerazioni, i tranelli autocelebrativi e soprattutto la fortuna di gestire senza freni un delirio di onnipotenza che il più delle volte ci ha reso meravigliosamente succubi e impotenti davanti al fluire di tanto Cinema scritto in maiuscolo. Se ancora oggi, dopo vent'anni di carriera, ci si ritrova divisi proprio al cospetto di aspettative deluse o tradite, dobbiamo ringraziare comunque la freschezza di un'inventiva che stavolta, favorendo la stesura a discapito del rumore (anche se questo resta nelle intenzioni uno dei suoi film più violenti), ci offre su un piatto d'argento uno sguardo più profondo. Si è discusso molto fra addetti ai lavori sulla scelta di allargare gli orizzonti (visto nella dimensione originaria con cui è girato, sembra l'unica possibilità razionale) e sullo spreco di svolgere due terzi di film all'interno di una stanza che diventa scenario di intrecci pirandelliani. In questa scelta coraggiosa che mi sembra più geniale che assurda, vengono fuori meglio i primi piani che scandagliano le personalità sfuggenti degli otto protagonisti, tutti ex-aequo ad altissimi livelli. Molto generoso e, se vogliamo, un pochino distaccato il commento musicale del maestro Morricone che celebra a suo modo con il ritorno agli archi e al marranzano un'epoca d'oro del nostro cinema, che appare qui piuttosto placcato. Laddove si parla di noia, io colgo la suggestione. Certo occorre aver visto tanto cinema, essersi esercitati a dovere nel mestiere di spettatore per capire cosa c'è in quell'apertura folgorante dove la profondità di un bianco scenario innevato viene stravolto da una diligenza in lontananza. Tirare in ballo l'incipit più arido ed assolato del secondo film di Leone sembra un accostamento fuori luogo ed eccessivo. Ma in questa lunga, profonda e meditata rimasticazione cinefila di precise individualità si potrebbe scavare a fondo e scoprire così che questa pseudo personalità autoriale non è altro che l'incrocio visionario compulsivo un pò infantile del nostro grande cinema (salvo il suo John Ford). Dovendo vivere di ricordi, si avverte comunque di buon grado la necessità di lasciarsi andare, anche quando si arranca, al delirio di un affidabile copista come Tarantino. Mettendo ovviamente da parte la frenesia dell'opinionismo compulsivo incontrollato, che cela una latente supponenza superiore a volte a quella del regista stesso.

Cinema Impero, Trani - 5 Febbraio 2016

 

Voto:     3,5 / 5
Commenti al Film

Nessuno ha ancora commentato il Film!

Copyright © (2008) Lorenzo Procacci Leone Home | Contatti | Privacy | Credits