02.12.2009
Clint, ieri, oggi e domani
La sua grandezza? "Pura fortuna. Mi sono imbattuto in storie interessanti, alcune sono piaciute, altre no". Per Clint Eastwood, 80 anni a maggio, è tempo di bilanci. Ricordi, rimpianti e speranze del più classico dei cineasti contemporanei nel numero di dicembre della Rivista del Cinematografo, in edicola.
L'attore e regista si sofferma in particolare sul suo nuovo film, Invictus (a dicembre uscirà negli States, da noi a febbraio) col quale vuole "mostrare come Mandela sia riuscito a fare di quell'evento (la partita di rugby nella finale della coppa del mondo del '95) il momento di riunificazione di un popolo e di una nazione". Mandela è interpretato da Morgan Freeman, mentre Matt Damon - sempre RdC dedica alla star un ampio ritratto - è François Pienaar, capitano della squadra di rugby sudafricana.
Un film che Variety ha già definito "una storia bellissima raccontata benissimo", come quasi tutti i lavori di Clint che, pur refrattario alle lodi, ci tiene a sottolineare: "Non seguo le mode hollywoodiane, non voglio fare un blockbuster per teenager pieno di effetti speciali, miro a un pubblico più adulto". Appassionato di scienze - sul comodino la sera confessa di tenere il The New England Journal of Medecine ("Mi piace essere aggiornato su quello che succede e confrontare le scoperte") - Eastwood coltiva in realtà ben pochi hobby, anche perché il lavoro incombe.
Neanche il tempo di finire Invictus, che è già volato in Francia per le riprese del suo nuovo film, Hereafter, un thriller soprannaturale alla Sesto senso: "Non sono particolarmente credente, almeno nel senso tradizionale. Crescendo però ho scoperto che il conforto religioso prescinde dall'appartenenza a una forma istituzionalizzata". Parentesi spirituale archiviata, il vecchio Clint torna al sano pragmatismo americano: nessun grande sogno per il futuro, ma solo un modesto desiderio per l'immediato: "Spero che Invictus sia un grande successo".
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