Triste vicenda di emigrati meridionali nella grigia Torino delle fabbriche e dell'insoddisfazione. La razza selvaggia è quella che spera quotidianamente di tornare a casa, con il gruzzolo sufficiente per tornare a campare dignitosamente "al paese". Ma il nord con tutte le sue contraddizioni e i suoi pericoli porta solo droga, violenza e prostituzione. Mario (S.Marconi) con sorella e nipotina a carico lascia il suo lavoro in fabbrica, stende un velo di omertà su un tentativo di intimidazione da parte di alcuni suoi colleghi e va a trovare l'amico Umberto (S.Madia) che assapora invece la vita agiata dei night club e dei soldi facili. Il suo amico andrà incontro ad una tragica fine: quel benessere illusorio nasconde una più concreta dipendenza dal vizio e dalla droga.
Film di difficile interpretazione, irrisolto e condizionato da alcune ambiguità che non definiscono al meglio le intenzioni dell'autore, "Razza selvaggia" è una parentesi sospesa nella carriera cinematografica di Pasquale Squitieri. E' un film che affronta la questione dell'emigrazione con i toni accesi del poliziesco, mediato dall'impegno civile. Una via di mezzo alla Damiani per conferire un tocco di spettacolarità ad una trama dove, una volta chiariti i punti principali, non accade nulla di rilevante. Interpretato da un cast di ottimi attori partenopei ha in Saverio Marconi un protagonista convincente e in Enzo Cannavale, Angelo Infanti e Simona Mariani alcuni professionali ma poco sviluppati ruoli di contorno. Ambientazione suggestiva, sceneggiatura carente, colpi alla batteria di Tullio De Piscopo. Presentato l'anno successivo al festival di Mosca.
RAISAT CINEMA - 21 Ottobre 2008 |