Ritratto di polizia in nero, cupo e angosciante come le notti metropolitane che descrive, “Pride and glory” ci riporta al cospetto di livide e intricate vicende di corruzione all’interno del Dipartimento di New York City. La vicenda assume contorni da tragedia shakesperiana giacchè i protagonisti hanno legami di sangue fra loro e di conseguenza un diverso punto di angolazione nei riguardi di delicate questioni come il tradimento e il fratricidio. Jon Voight è il capofamiglia, con anni di esperienza alle spalle come capo detective, padre di due figli maschi (Edward Norton e Noah Emmerich), entrambi agenti, ed è esempio vivente di lealtà e fedeltà al corpo di polizia. L'equilibrio precario e la tranquillità dell'atmosfera natalizia vengono sconvolti da un tragico fatto di cronaca: quattro agenti perdono la vita in un imboscata durante il tentativo di arresto di un feroce narcotrafficante. La dinamica dell'incidente non convince: non si tratta della solita incursione a mano armata finita tragicamente. Si sospetta infatti che qualche agente corrotto abbia potuto avvertire i criminali trasformando la retata in un bagno di sangue. Toccherà proprio all'agente Ray (E.Norton) far luce sulle contraddizioni di questo caso spinoso. Suo malgrado il povero e ignaro poliziotto scoprirà verità scottanti, lotte all'interno del dipartimento fra agenti corrotti che coinvolgeranno in pieno suo fratello Francis (Emmerich) e l'ambiguo cognato Jimmy Egan (C.Farrell).
Intenso e concreto in una evidente ricerca di spettacolarità più contenutistica che di forma, “Pride and glory” è un film che ha avuto la disgrazia di uscire con notevole ritardo sulla tabella di marcia per colpa di una lunga serie di imprevisti e rinvii. Ma sono trascorsi dieci anni in realtà dalla sua prima stesura. Gavin (regista) e Gregory (produttore) O'Connor del resto hanno potuto toccare con mano le vicende descritte. Figli di un detective che prestava servizio presso il N.Y.P.D. i due autori si sono ispirati direttamente alla fonte accedendo agli archivi del dipartimento. Non a caso è uno di quei pochi e rari film polizieschi in cui l'assenza di azione consente alla macchina da presa di soffermarsi all'interno delle mura domestiche. Come nelle saghe tradizionali i momenti di aggregazione celano sorprese amarissime. Per questa scelta felice 'O Connor preferisce descrivere con toni epici e tragici il particolare disagio di questi poliziotti tormentati da legami di parentela puntulmente traditi. Uno straordinario Jon Voight detta legge dal punto di vista recitativo, seguito con la grandezza in sintonia di Caino e Abele in versione moderna, qui rappresentati da Norton ed Emmerich. Ma è un ritrovato Colin Farrell, diabolico come non lo si era mai visto, a stupire nella ricostruzione di un personaggio negativo difficilissimo e allo stesso tempo affascinante. Corposo e complesso il buon lavoro degli O'Connor si affida alla pastosa e pressochè perfetta fotografia di Declan Quinn: le mille luci di New York non riescono mai ad illuminare a sufficienza il buio delle anime corrotte di questi personaggi divorati dall'interesse, logorati dalla falsità, fotografati nella maestosità di un linguaggio cinematografico qui portato ai massimi livelli.

Auditorium Sala Santa Cecilia, Roma - 28 Ottobre 2008