Se "Le monde" ha sostenuto che in questo film si ride fino alle lacrime, è probabile che questo miracolo sia avvenuto in Francia e, quasi certamente, per circostanze relative ad un ben preciso contesto regionale transalpino. Non si spiegherebbero altrimenti i 21 milioni di euro annunciati a sirene spiegate dagli insistenti cartelloni pubblicitari, espediente antico come il cinema per richiamare gente in sala in occasione della vendita all'estero. "Giù al nord", almeno per quanto riguarda l'edizione italiana, non è altro che una discreta commedia senza pretese sui malintesi idiomatici e sulla difficoltà di adattamento di persone che, per motivi di lavoro, sono costretti a subire il peso del trasferimento in altra sede. Philippe (K.Merad) è direttore in un ufficio postale a sud della Francia che sta per essere trasferito; dietro insistenza dell'insopportabile moglie si finge disabile per accedere ad un comodo trasloco sulla Costa Azzurra. Ma suo malgrado per una leggerezza fatale viene smascherato e inviato per punizione in un piccolo ed insignificante ufficio postale di Bergues, cittadina che si trova nell'estremo nord. Paventando una difficoltà di adattamento sia per le avverse condizioni climatiche che per la scortesia e il linguaggio incomprensibile dei suoi abitanti, Philippe preferirebbe sprofondare pur di non sottostare a questo trasferimento forzato. Ed invece una volta raggiunta la sede scoprirà un mondo provinciale molto cortese e conoscerà alcuni colleghi che, a parte il cibo disgustoso e uno slang difficile da capire al volo, lo aiuteranno ad integrarsi.
Nell'edizione originale il film indulge alla risata spontanea per i plausibili equivoci dialettali fra settentrionali e meridionali. Qui si è tentato di avvicinarsi il più possibile all'effetto comico, attraverso l'encomiabile lavoro dei nostri doppiatori, che hanno "padanizzato" la parlata degli abitanti picchiatelli di Bergues. Per quanto riguarda l'umorismo universale delle porte in faccia, il messaggio arriva comunque a destinazione, ma sostenere che si rida fino alle lacrime è dovuto ad una certa falsità dei distributori, più che ad un'impennata di ottimismo. L'attore regista Dany Boon, che si ritaglia la parte del postino nordico, si affida ciecamente all'estro comico del suo protagonista principale, che non è il massimo della simpatia. Le due ore volano via fra piacere, noia e rimpianto. I luoghi comuni sulle differenze culturali si sprecano ma siamo convinti che se noi ci cimentassimo nel dedicare un film intero alle disavventure di un catanese ad Aosta, non riusciremmo comunque a sollevare lo stesso eccessivo entusiasmo dei nostri cugini di Francia.
Cinema Elia, Corato - 1 Novembre 2008 (Barisera)
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