Nozze d'argento per il cine-panettone che festeggia con "Natale a Rio" i suoi primi 25 anni di vita cinematografica. Il film di Natale per eccellenza è infatti un'invenzione dovuta all'ingegno dei fratelli Vanzina: dal 1983 (il primo "Vacanze di natale" girato a Cortina) un marchio di fabbrica passato nel corso di questi lunghi anni di mano in mano, fra polemiche, stroncature memorabili, avvicendamenti in cabina di regia, malumori professionali, sodalizi interrotti. Ma poco importa: puntuale come l'ICI e il festival di Sanremo il film delle feste resiste ancora una volta alle intemperie e alle maldicenze. I refrattari al divertimento di fine anno sono comunque avvertiti e vanno tranquillizzati: in un certo senso questo "Natale a Rio", se non fosse per gli addobbi natalizi e gli alberi illuminati che spuntano dappertutto, potrebbe fare a meno della sua forzatura cronologica per essere proposto in un altro periodo dell'anno, non cambierebbe una virgola. Neri Parenti grazie al suo team vivace di sceneggiatori dalla penna allegra (Bencivenni, Martani e Saverni) cerca di avvicinarsi il più possibile alla sana e funzionale commedia degli equivoci che, quando è fatta a regola d'arte, funziona sempre e può fare a meno della comicità grossolana e volgare. Il film è strutturato in due grossi blocchi narrativi, accompagnati e slegati da un episodio di raccordo più breve (vicino ai gusti giovanili). Nel primo troviamo un Fabio De Luigi imbranato che, segretamente innamorato della sua collega Michelle Hunziker, cerca di dichiararsi ma finisce sempre nei guai. L'occasione utile arriva durante un viaggio di piacere in Brasile (non chiedeteci come mai spunta fuori), al quale il buon Fabio vorrebbe partecipare in qualità di nuovo partner della sua irraggiungibile ragazza per poterla conquistare. A Rio si scatena una girandola di imprevisti, amori e tradimenti che si concluderà con buona pace di tutti nel previsto lieto fine. Un pò più complesso e sofisticato l'episodio di De Sica, nelle vesti di un bugiardo e gaudente genitore separato che, dopo aver imbarcato segretamente suo figlio per una vacanza indipendente, se ne concede una extralusso in compagnia di Massimo Ghini, papà del migliore amico di suo figlio. Entrambi alla volta di Rio (ma anche stavolta non chiedeteci come mai spunta fuori) i due finiranno per pagare amaramente il dazio della vacanza low-cost organizzata proprio dai loro pargoletti in viaggio verso la stessa destinazione, ma con sviluppi più confortevoli. Ed è qui che il film miracolosamente trova momenti altissimi di farsa popolare, beneficiando di un incastro perfetto di situazioni, equivoci, gags spesso non sempre raffinate che, comunque, garantiscono un sicuro divertimento.
In passato i film della Filmauro avevano un pò deluso, si era fatto un abuso di pessime recensioni nella speranza di ristabilire l'equilibrio fra i soldi spesi per girare questi prodotti e quelli introitati in barba ad un pubblico troppo buono e distratto, punito frequentemente nel torpore di fine anno. "Natale a Rio" a sorpresa attua un apprezzabile miglioramento in fase creativa che, riducendo di fatto il numero dei protagonisti, pur non raffinando completamente i suoi spunti comici, si predispone ad un cambiamento radicale. Christian De Sica, è superfluo nasconderlo, in coppia con l'"attore" Massimo Ghini ci regala momenti esilaranti. Comicità istintiva più teatrale che gestuale. Le altre storie funzionano un pò meno ma non rovinano gli equilibri. Fastidiose ed invadenti le marchette dovute al "product placement" con sigle di multinazionali che spuntano come funghi. Ma è un vizio che rispecchia rigorosamente la politica aziendale. Del resto erano presenti anche negli anni '70: con i primi piani sugli scaffali degli american bar e le bottiglie dei liquori ripresi in primo piano. A conti fatti, però, in quelle occasioni questo carosello necessario veniva proposto con maggiore buon senso e rispetto.
Cinema Impero, Trani - 22 Dicembre 2008 |