Sogni, incubi, premonizioni. Repertorio che non cambia per un cinema di genere che, a corto di ispirazione, si avvita prevedibilmente su se stesso. Anche “Premonition”, venduto per un thriller soprannaturale attraverso un trailer sicuramente più accattivante dell'intera pellicola, tradisce le attese senza quindi mantenere le sue scarse promesse. In più lascia in balia delle onde una pur volenterosa Sandra Bullock, che suda le proverbiali sette camicie per salvarsi dal naufragio.
La ritroviamo nei panni di Linda, una felice mamma americana, che ha avuto tutto (o quasi) dalla vita: una famiglia unita, due bambine adorabili, un marito leale e una bellissima casa. Tutto fin troppo perfetto per essere vero. Infatti una mattina come tante altre si appresta ad iniziare la sua tranquilla giornata e si spalancano le porte dell'inferno: suo marito le ha lasciato un messaggio enigmatico in segreteria telefonica e un poliziotto le annuncia di lì a poco che il suo povero coniuge è perito in un tragico incidente automobilistico. Sconvolta e provata dal dolore Linda si riaddormenta ma il giorno dopo tutta la sua vita è perfettamente intatta: il marito è sotto la doccia, le bambine giocano felicemente in giardino, si è trattato quindi di un brutto sogno o di una raccapricciante premonizione. Le risposte non arriveranno mai perchè Linda continuerà a immaginare continuamente fatti tragici che sono accaduti o che potranno accadere in una torbida alternanza di realtà e immaginazione. Pennarello in pugno dovrà ricostruire i tasselli dei suoi incubi nella speranza di riuscire ad evitare l'incidente automobilistico che ha sognato o è già avvenuto. Ed è qui che il treno della storia si avvia inesorabilmente sui binari morti della noia e della superficialità. Non riuscendo a dare un senso pratico o una spiegazione logica ai pezzi di questo mosaico alquanto ingarbugliato gli sceneggiatori virano verso il dramma mistico e sentimentale. La frittata è perfettamente servita su un vassoio d'argento quando dal cilindro viene tirato in ballo il fatalismo del “tutto è scritto” ispirato alla serie “Final destination”. Poi i titoli di coda incitano la platea al risveglio; su tutti incombe la premonizione di aver assistito ad un brutto film, la voglia di un bel salto temporale a ritroso per impiegare diversamente il tempo speso. Questi film sembrano fatti con uno stampo malridotto.
Uci Cinemas, Molfetta - Settembre 2009 (Barisera)
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