Ci hanno messo un po’ di tutto, stavolta, nella tela del ragno. Molte idee, peraltro confuse, proprio perché la materia prima non manca: sugli scaffali si contano una miriade di avventure della Marvel che attendono un trattamento e che, di questo passo, allungheranno all’infinito la serie. Strombazzato in pompa magna con una prima mondiale che lo ha visto uscire in tutto il pianeta lo stesso giorno alla stessa ora, l’uomo ragno è già entrato nel guinness dei primati: nel belpaese ha incassato in un giorno la cifra che mediamente un film italiano normale non farebbe nemmeno in un’intera stagione; ovvio che si guarda al nemico americano con un po’ d’invidia e parecchio disincanto. Tuttavia va ricordato, ed è giusto saperlo, che “Spiderman 3” è un giocattolo di lusso costato 300 milioni di dollari (ma con la colletta planetaria recupera in fretta, eccome se recupera) e che questo dato colto dalla stampa con clamore e sorpresa rientrava comunque nelle aspettative del marketing legato all’uscita del film. Cos’altro poteva accadere visto che la pellicola in questione è programmata in quasi tutte le sale della penisola? Che il pubblico non ha scampo: o lo vede o se ne sta casa.
Ma passiamo alla cronaca. Molte idee, si diceva. Ed infatti nel calderone è stato buttato un po’ di tutto alla rinfusa, motivo per il quale il nostro eroe per la prima volta nella sua carriera si ritrova a combattere con gli umani spettri della gelosia e della crisi sentimentale. E’ in rotta infatti con Mary J. (K.Dunst), la compagna di sempre, che non sopporta gli eccessi del suo divismo e non condivide la popolarità, spesso anche impetuosa, raccolta nei cuori accesi del gentil sesso. Immortalato in una pruriginosa istantanea alla Corona & Co. mentre sbaciucchia una graziosa concittadina tratta in salvo, l’uomo ragno precipita in piena tragedia shakesperiana. Perché poi come è facile immaginare scatta la ritorsione e la vendetta con la stessa arma: alla bella Mary J. infatti non manca il talento per sopravvivere alle pene d’amore.
Ma c’è dell’altro perché i nemici addirittura diventano tre: in prima fila c’è “Sandman”, un fuggitivo che un incidente radioattivo ha trasformato in una tempesta di sabbia che prende forma e vita, cui segue “Venom”, un simbionte alieno nerastro e repellente, che accentua l’aggressività dei suoi antagonisti e che si impossessa inizialmente della sua anima e per finire l’amico del cuore Harry Osborn (J.Franco) che non ha digerito il patricidio della precedente puntata e che mira soltanto a vendicarsi.
Ce n’è abbastanza, insomma, perché la fiera varchi le due ore e venti quasi tutte trascorse fra lotte all’ultimo sangue fra i grattacieli di New York e repentini sovraccarichi di finali e sottofinali, il tutto secondo la scarsa logica dei fumetti che, privandosi di una continuità narrativa, passano da una vicenda all’altra senza un preciso anello di congiunzione.
Tecnicamente perfetto e ricco di delizie per occhi giovani “Spiderman 3” è però debole rispetto alle puntate precedenti perché paga i suoi eccessi formali provocando più d’un sincero sbadiglio. L’intento dell’esperto regista Sam Raimi è quello di stravolgere la personalità dell’eroe e di rivelarne sia la sua anima nera che i conflitti interiori; l’operazione riesce in parte anche perché si pesca in repertori altrui: da “Otello” a “Dr.Jekyll e Mr.Hyde” (per non parlare della “Mummia“ ripresa pari pari con un nuovo personaggio). Cercando di conferire umanità ad un personaggio che comunque è per natura già sdoppiato (nella vita reale l’uomo ragno è un imbranato ed onesto lavoratore), Raimi cade nella trappola del già visto e non riesce ad amalgamare con mestiere i mille ingredienti gettati nell’impasto.
E la morale cristiana del perdono è condivisibile e tollerabile solo perchè legata al mondo virtuale dei cattivi disegnati col pennarello. Ne viene fuori quindi un ordinario blockbuster-movie che, come ci si aspettava, si aggiunge mestamente al grande vuoto del suo genere, secondo un previsto e mortificante ordine cronologico.
Cose buone e cose cattive: la sequenza iniziale del grattacielo minacciato dalla gru impazzita merita di diritto d’essere ricordata come una delle più spettacolari della momentanea trilogia; la passeggiata per le strade di New York che fa il verso al Travolta della “Febbre del sabato sera” è di una tristezza disarmante e imbarazzante. Tobey Maguire con la faccia da ebete che strabuzza gli occhi e sculetta fra le occhiate di approvazione dei passanti, è una gag insopportabile e inappropriata. L’uomo ragno in persona non avrebbe mai condiviso e forse, in cuor suo, già sta scaldando i polsi.
Cinema Opera, Barletta - Maggio 2007 (Barisera) |