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21.04.2012

13° FESTIVAL DEL CINEMA EUROPEO DI LECCE - I PREMI E LE MOTIVAZIONI

Si è conclusa a Lecce la tredicesima edizione, quest'anno particolarmente ricca e significativa, del festival del cinema europeo. Fra gli ospiti internazionali: Terry Gilliam (che ha presentato il corto "Wholly family") e Emir Kusturica (testimone di un bellissimo libro fotografico sul suo cinema, celebrato con una retrospettiva) hanno registrato una calorosa accoglienza di stampa e pubblico. Quest'anno il programma del festival prevedeva anche tributi a Ken Russell e Sergio Castellitto, al quale è stato dedicato il libro curato da Enrico Magrelli "Sergio Castellitto, senza arte ne parte" (ediz.Rubettino).

31.07.2011 - 18.08.2011

Sinfonie di Cinema 2011 – LA COMMEDIA NEL CINEMA ITALIANO

Anche quest’anno torna a Montefiore dell’Aso (AP) la magica atmosfera del festival “Sinfonie di cinema”.

NERO BIFAMILIARE

Regia: Federico Zampaglione

Interpreti: Luca Lionello, Claudia Gerini, Max Giusti, Ernesto Mahieux, Adriano Giannini, Cinzia Leone

Durata: 92'

Nazionalità: Italia 2007

Genere: commedia

Stagione: 2006-2007

Braccia e voci rubate alla musica per l’ennesimo irrinunciabile, inevitabile trasloco al cospetto della settima arte. Anche Federico Zampaglione, leader del gruppo musicale dei Tiromancino, cede le sue alle allettanti e fascinose tentazioni del cinema (lo fa con la tipica modestia di chi affronta il debutto con i piedi di piombo), ma non rinnega un onesto praticantato alle prese con i videoclip per uso personale. Segue le orme autoriali di Ligabue (che dopo due buone prove ha preferito fare ritorno alle meno faticose tourneè) e i passi svelti di Celentano con un preciso e promettente traguardo stilistico: conferire alle immagini e al racconto aspetti inediti e comunque fuori dall’ordinario, per ritagliarsi uno stile a dimensione di nicchia. Ne viene fuori un’operazione insolita, certo originale nelle intenzioni ma un po’ discutibile nello svolgimento, che alla fine per voler accontentare tutti cattura poche anime e lascia un po’ perplessi. Un ibrido, se vogliamo, marcato dalle vistose crepe dell’incompiutezza.
“Nero bifamiliare”, commedia nera (forse sarebbe il caso di dire grigia) sulle moderne ritrosie e diffidenze domestiche inquadra tutto il malessere che si annida nelle beghe condominiali, nell’odio covato e represso nei riguardi dell’uomo della porta accanto, che magari sarà anche buono e innocuo, ma che a noi piace immaginare nella sua indecifrabile mostruosità. Un instant-movie essenziale sulla paura della diversità e sulla deformazione immaginaria che ne consegue, venuta fuori ultimamente da inquietanti fatti di cronaca.
E’ quanto accade più o meno ad una giovane coppia di sposi, Vittorio (Lionello) e Marina (Gerini) che dopo essersi sobbarcati sulle spalle mutui assassini e cambiali, decidono di andare a vivere in un complesso residenziale di villette a schiera fuori dal caos della metropoli, ma pur sempre in balìa dei debiti. Alla ricerca della sospirata pace, troveranno soltanto confusione e nemici nell’ombra: i due confinanti hanno esibito un pessimo e fastidioso documento di presentazione. Si accoppiano nelle ore di punta ululando da fare paura disturbando la quiete pubblica e ogni tanto si picchiano armeggiando in giardino. Il nemico esce allo scoperto quando è troppo tardi e i due poveracci sono sull’orlo di una crisi di nervi: si tratta di una male assortita coppia di laidi composta da un polacco rude e manesco che svuota le cantine e, forse, traffica in merce rubata e un’allegra e disinibita donnina tutta curve che arrotonda in un motel di camionisti facendo le pulizie, perché in fondo sempre di pulizie si tratta.
Per Vittorio, che lotta nella giungla civica ed è esperto in cavilli burocratici (essendo nel ramo assicurativo, sa come lucrare e speculare con i sinistri), è il momento di alzare bandiera bianca e studiare meglio i suoi vicini svenandosi nell‘acquisto di marchingegni supertecnologici. Pur tuttavia il male non è così nero come sembra, forse la salvezza dalla secolare repressione delle quote millesimali è nascosta proprio laddove non ci sogneremmo mai di scovarla. E per la giovane coppia proprio dal cuore nascosto del nemico della porta accanto verrà fuori la sospirata redenzione.
Sui rapporti di cattivo vicinato si era detto tutto o quasi in uno degli ultimi film del compianto John Belushi che archiviò l’argomento ricavando un pessimo ritratto di convivenza impossibile dal confronto di due coppie americane ai ferri corti (un grande Dan Aykroyd gli faceva da spalla), difficile poter aggiungere altro sulla questione.
Confezionata come una normalissima e tradizionale commedia all’italiana che strizza l’occhio al suo glorioso passato (si sprecano citazioni o omaggi ad illustri cineasti come Risi, Monicelli, Leone e nella sequenza onirica persino Lynch) cercando di varcare l’ingresso al nuovo che avanza, la vicenda si addentra poi nei tortuosi percorsi del noir grottesco, senza mai trovare un percorso obbligato. Spicca il volo con leggerezza, trovando momenti spassosi e godibili, poi si arrotola quando svolta nel thriller anomalo vincolato al lieto fine. Si assiste se vogliamo ad un viaggio emozionale chiassoso e discontinuo e in una sfrenata corsa fra salite e discese, al momento essenziale ci si ferma sul dosso. E il viaggio prevede tappe rilassanti che vanno dal fumetto alla commedia musicale per finire a quelle più inquietanti da dramma grottesco. Il tutto passando attraverso scorciatoie e sbrigative vie di mezzo.
Zampaglione si avvale comunque di un registro stilistico alquanto promettente che, con accortezze maggiori, potrà garantire in futuro frutti più maturi (che però faccia a meno della voce fuori campo) . Il cast abbastanza assortito si avvale di una brillante e convincente Claudia Gerini, cui seguono le prove di Luca Lionello (abbastanza monocorde), Cinzia Leone e Ernesto Mahieux nei panni di uno spassoso portinaio impiccione che traffica in guardiola. Ci si diverte con poco entusiasmo e non è roba da poco mentre si ode in sottofondo una pregevole colonna sonora doc sulle cui solidissime fondamenta è stato costruito tutto l’impianto narrativo. Una volta nella rigida classificazione di arti e mestieri ogni disciplina aveva una sua precisa collocazione ed era un sacrilegio confondere le attitudini. Oggi si passa con indifferenza da una forma ad un’altra come se davvero chitarra e macchina da presa avessero la stessa maneggevolezza. Però poi diventa lampante e difficile da occultare la differenza fra una bella canzone e uno stornello.

UCI Cinemas, Molfetta - Aprile 2007 (Barisera)

 

Voto:     2,5 / 5
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