Riecco gli alieni, vecchie conoscenze. Più incazzati del solito: si adeguano alle paure contemporanee, rinunciando a quel sano romanticismo spielberghiano che per un breve, illusorio periodo, ce li aveva fatti conoscere in una più confortante chiave amichevole, quando si facevano chiamare ancora "marziani". Gli esperti parlano dell'angoscia del grande attacco e di un trauma post 11 Settembre che ha riaperto i giochi stellari, riacutizzando nevrosi, riaprendo ferite e timori ancestrali tipo il cielo che cade sulla testa. Qui li ritroviamo sottoforma di bluastri polipi incazzati e danzanti che spuntano dalla pancia di gigantesche astronavi-cavallette mettendo a ferro e fuoco una metropoli deserta e devastata. Si ricompone il solito sottobosco da reality nella penthouse d'un residence di lusso, improvvisando un'improbabile resistenza che mieterà inevitabilmente vittime. Asserragliato all'ultimo piano il gruppo eterogeneo cerca di inventarsi una via d'uscita, mentre fuori si scatena l'inferno. Le breaking news mostrano studi televisivi desolatamente vuoti, la civilità si arrende e resta bloccata davanti al terribile attacco frontale, piovono luminose uova incandescenti e gli invasori manifestano una dichiarazione di guerra che mette a nudo l'impotenza degli esseri umani. La pellicola non va oltre e nemmeno si pone il problema di aprire o meno un varco alla speranza. E in effetti a chiusura si ha quasi l'impressione che la scelta sia stata forzata dall'estinzione del budget. Restano soltanto le scorie dell'ennesimo tentativo commerciale di pronto consumo affidato a quel cinema spettacolare ora irriconoscibile, che trenta o quarant'anni fa con pochi effetti e molte idee era si in grado di regalare genuina poesia e sano divertimento.
Diretto dai fratelli Strause, professionisti nell'uso e abuso dei miracoli della postproduzione, "Skyline" non aggiunge nulla di nuovo e scricchiola sotto il peso di illustri precedenti come "La guerra dei mondi" e "District 9" al cui cospetto sembra un parente povero ed arraffone. Si economizza per necessità sul racconto, intrappolando i protagonisti in un inferno di cristallo dove si racchiudono più o meno le nevrosi dei protagonisti di una surreale esperienza e, di questi tempi, è la bobina di un film già visto. Mentre il nemico si materializza attraverso giganteschi e resistenti invertebrati, i tentativi di una lotta corpo a corpo rasentano la comicità involontaria. Los Angeles sotto scacco alla fine mostra un inquietante scenario non molto dissimile da quello di "Cloverfield". La fantascienza si ritrova così mortificata da frequenti colpi di sonno, dalla monotonia, dall'assenza di trama, dall'assuefazione di effetti speciali poco incisivi. E, con un cinismo beffardo e sincero, lo spettatore è costretto suo malgrado a tifare per i violenti, indomabili invasori.
Uci Cinemas, Molfetta - 19 Gennaio 2011 |