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21.04.2012

13° FESTIVAL DEL CINEMA EUROPEO DI LECCE - I PREMI E LE MOTIVAZIONI

Si è conclusa a Lecce la tredicesima edizione, quest'anno particolarmente ricca e significativa, del festival del cinema europeo. Fra gli ospiti internazionali: Terry Gilliam (che ha presentato il corto "Wholly family") e Emir Kusturica (testimone di un bellissimo libro fotografico sul suo cinema, celebrato con una retrospettiva) hanno registrato una calorosa accoglienza di stampa e pubblico. Quest'anno il programma del festival prevedeva anche tributi a Ken Russell e Sergio Castellitto, al quale è stato dedicato il libro curato da Enrico Magrelli "Sergio Castellitto, senza arte ne parte" (ediz.Rubettino).

31.07.2011 - 18.08.2011

Sinfonie di Cinema 2011 – LA COMMEDIA NEL CINEMA ITALIANO

Anche quest’anno torna a Montefiore dell’Aso (AP) la magica atmosfera del festival “Sinfonie di cinema”.

VOLTATI EUGENIO

Regia: Luigi Comencini

Interpreti: Saverio Marconi, Carole Andrè, Memè Perlini, Francesco Bonelli

Durata: 105'

Nazionalità: Italia/Francia 1980

Genere: commedia

Stagione: 1980-1981

"Torno dai nonni?" Una domanda lecita, dopo un'infuocata notte di Natale in casa dei genitori.  Vive la condizione di pacco postale nel corpo di un arguto e riflessivo undicenne, il buon Eugenio (Francesco Bonelli), saltato fuori da una notte d'amore di due sessantottini che, riposti gli ideali rivoluzionari nel cassetto di casa, sopravvivono come possono allo sconforto degli anni '80. Eppure Eugenio ha l'unica colpa di non sentirsi abbastanza amato per ricambiare il suo diritto alla vita. Reagisce come può, fra l'indifferenza e l'amore riposto nelle cose semplici (gli animali, i compagni di borgata), mentre i suoi irresponsabili genitori (Saverio Marconi e Dalila Di Lazzaro) se lo scaricano a vicenda confidando quasi sempre nella sensibilità dei nonni. Poi un bel giorno, durante uno dei soliti passaggi chiesti agli inaffidabili amici di papà, viene mollato da Baffo (Memè Perlini) in aperta campagna per punire un suo singolare atteggiamento petulante. I suoi genitori, richiamati all'ordine dai carabinieri, si accorgono della sua mancanza e, di riflesso, della sua esistenza. Il film ci fa rivivere in flashback il suo passato tormentato, sin dal primo abbandono accidentale in un vagone non fumatori. Testimone, suo malgrado, dell'inevitabile separazioni dei genitori saliti sull'altare per farsi quattro risate, Eugenio mostra segni di maturità sempre più evidenti, che lo aiutano a sopportare i torti della vita e ad accettare l'idea di essere stato messo al mondo per gioco. Si affeziona ad un ragazzino del quartiere costretto a fare piccoli lavori per portare il pane a casa, accetta di andare a vivere con papà mentre la mamma è occupata in Spagna per lavoro. Si decide, con perplessità, a raggiungerla, sapendo di non farle cosa graditissima. Alla fine rispunterà fuori, mentre si sono già placati gli entusiasmi del ritrovamento, anche stavolta come uno scomodo bagaglio da piazzare. Sceglierà la soluzione migliore per sfuggire ancora una volta ad un mondo di "grandi", a parole.

Luigi Comencini ritrae a suo modo impietosamente le colpe generazionali, scaricandole sui figli della rivoluzione, ben poco rivoluzionari nei sensi di responsabilità nei confronti dei frutti dell'amore libero. Il piccolo Eugenio diventa a suo modo un atto d'accusa nell'esile corpicino di un ragazzo sveglio e disincantato, incontaminato da ideali ormai inapplicabili, servito e difeso da un profondo senso della vita che gli altri non hanno. Grillo parlante saggio e previdente che trova nella natura e nelle piccole cose l'entusiasmo per sopravvivere. Ben scritto dallo stesso Comencini con Massimo Patrizi, il film ha del formidabile, forse perchè evita con cura dialoghi scritti a macchina e consente allo spettatore di ritrovare attraverso la fascinazione dell'assurdo, un'autenticità che si sottrae alle "tendenze". Il valore aggiunto, comunque, è il montaggio di Nino Baragli che assembla presente e passato con un piacevole e curioso meccanismo ad incastro, non proprio convenzionale. C'è una bellissima sintonia fra personaggi strambi che, sembrano usciti dal mondo di Schultz, e meriterebbero di essere inquadrati dalla cintola in giù. Memè Perlini, umorista graffiante e strafottente; Dalila Di Lazzaro, accanita madre femminista che si scioglie negli occhi del figlio; Carole Andrè, amante discreta; Bernard Blier e Gisella Sofio: nonni di estrazioni sociali diverse, uniti dall'imbarazzo. Un allegro motivetto musicale di Fiorenzo Carpi tende a sottolineare che Pinocchio, stavolta, costretto a crescere in fretta, non accetterebbe un altro invito a venire al mondo. E così questa ballata gradevolissima, che diverte e commuove con pari intensità, ci costringe a rivedere al ralenty il nostro ruolo di genitori e figli. A scandagliare i nostri meriti e le nostre colpe, alla luce di anni di un illusorio progresso civile che di fatto ha allentato le maglie della nostra oggettiva irresponsabilità.

Cinema Impero - Trani (?), Ottobre 1980

Voto:     3,5 / 5
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