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21.04.2012

13° FESTIVAL DEL CINEMA EUROPEO DI LECCE - I PREMI E LE MOTIVAZIONI

Si è conclusa a Lecce la tredicesima edizione, quest'anno particolarmente ricca e significativa, del festival del cinema europeo. Fra gli ospiti internazionali: Terry Gilliam (che ha presentato il corto "Wholly family") e Emir Kusturica (testimone di un bellissimo libro fotografico sul suo cinema, celebrato con una retrospettiva) hanno registrato una calorosa accoglienza di stampa e pubblico. Quest'anno il programma del festival prevedeva anche tributi a Ken Russell e Sergio Castellitto, al quale è stato dedicato il libro curato da Enrico Magrelli "Sergio Castellitto, senza arte ne parte" (ediz.Rubettino).

31.07.2011 - 18.08.2011

Sinfonie di Cinema 2011 – LA COMMEDIA NEL CINEMA ITALIANO

Anche quest’anno torna a Montefiore dell’Aso (AP) la magica atmosfera del festival “Sinfonie di cinema”.

4-4-2 - IL GIOCO PIÙ BELLO DEL MONDO

Regia: Roan Johnson, Michele Carrillo, Francesco Lagi, Claudio Cupellini

Interpreti: Valerio Mastandrea, Francesca Inaudi, Nino D'Angelo, Roberto Citran, Antonio Catania, Alba Rohrwacher, Rolando Ravello

Durata: 100'

Nazionalità: Italia 2006

Genere: commedia

Stagione: 2005-2006

Definirlo il gioco più bello del mondo è un parere discutibile, soprattutto oggi. Però è sul serio difficile dimostrare il contrario. Una volta sicuramente era un bel gioco, prima che fosse travolto dalle miserie e dagli umani inganni. Ma è un ostinato destino con il quale hanno fatto i conti tutte le meraviglie di natura quando c’è stato di mezzo lo zampino dell’uomo cattivo.
Il 4-4-2, lo schema a zona che infiamma tanti dibattiti sportivi (ma lo applicano ancora tante squadre benedette dalla top ten), nel nostro caso è un pretesto funzionale per raccontare quattro novelle passate per la mente del buon Paolo Virzì che le ha affidate per l’occasione alle cure di quattro registi esordienti. Il modulo cinematografico è quindi quello tradizionale del film a episodi, criterio conveniente quando si hanno molte cose da dire senza volerla fare tanto lunga.
E ancora una volta nello stesso shaker ritroviamo il calcio e il cinema: un abbinamento necessario ma non sempre baciato dalla fortuna. I campi da gioco, quando hanno dovuto mettere a nudo loro il loro lato oscuro, sul grande schermo ne hanno fatta poca di strada (ci viene in mente il bellissimo film d’esordio di Paolo Sorrentino “L’uomo in più”, invisibile e straordinario ma anche “Ultimo minuto” di Pupi Avati: l'unico film sul calcio senza una sequenza di gioco).
I seguaci del credo calcistico amano intavolare questi discorsi davanti alle tazzine di caffè nei bar, al massimo sono disposti a deliziarsi con le spacconate “eccezzziunali veramente”, perché con il pallone non si scherza mica. Le conseguenze spesso fan soffrire, come diceva Battisti per bocca del suo mitico paroliere.
Per questo ci sembra una buona opportunità parlare con onestà e poesia del calcio perduto dei derelitti e degli emarginati, di quelli che tirano a campare magari con un sogno nel cuore e lo sfratto alle porte. Nel primo episodio Nino D’Angelo è “’o mister”, un dispotico allenatore di campi della periferia di Napoli,che soffre per inseguire uno scugnizzo e sogna per lui il futuro in una grande squadra. Ma il ragazzino, che ha i piedi buoni ma solo quelli, non cede alle lusinghe e alle tentazioni di una vita comoda a Torino nelle giovanili della Juve. Gli mancano i suoi amici fidati, le bravate nel quartiere e poi non ha proprio voglia di osservare la disciplina: se ne tornerà alla polvere dei campetti di casa per riabbracciare il suo povero allenatore. Ne “La donna del mister” si parla invece della crisi sentimentale di un coach inflessibile (R.Ravello), mediocre sia sul campo che nella vita privata, che pensa alla mamma e alla carriera e getta alle ortiche il matrimonio con una brava ragazza del sud. “Balondòr” (pallone d’oro), l’episodio più riuscito, è invece la storia di un talent-scout che si porta dall’Africa un vispo bimbetto clandestino e investe tutti i suoi risparmi per portarlo nel vivaio a Milanello. Tutto filerebbe liscio ma il piccolo non passa la visita medica: ha una malformazione al cuore e non può iniziare la carriera agonistica. Ferito nell’orgoglio ma soprattutto nelle tasche, il cinico osservatore (un magistrale Gigio Alberti) non se la sente di negare al suo piccolo idolo la gioia di tirare qualche calcio al pallone. Nell’ultima storia si riconquista la dignità sportiva ed ecco che quasi stentiamo a ricrederci che questo sia davvero il gioco più bello del mondo: un portiere a fine carriera (V.Mastandrea) stanco di marcire in panchina decide di puntare tutti i suoi risparmi sulla sconfitta della sua squadra nella partita decisiva del campionato. Ci sta quasi riuscendo ma per una fatalità il destino lo chiama in causa per difendere i pali della sua porta dal calcio di rigore fischiato contro all’ultimo minuto. Ha due opportunità: pararlo e perdere i soldi o vendersi la gloria lasciandosi infilare. Non siamo nel calcio stellare finto e profumato, il finale non è affatto scontato…
Come spesso accade nei film a episodi il risultato è discontinuo però c’è una legge di compensazione che alla fine accontenta un po’ tutti e bilancia le risorse. E’ senz’altro un tentativo apprezzabile e dignitoso di fare un cinema di valori badando alla semplicità ma non a scapito della sostanza. Il patetismo e la tragedia fanno capolino e, in mancanza delle amenità di striscioni e spalti arzilli, ci si deve specchiare negli occhi lucidi di chi sul serio in provincia dal calcio è stato fregato, rischiando del suo, ed è ancora in credito con la sorte.
Per questo il cast davvero all’altezza dà l’anima per esprimersi al meglio: Gigio Alberti e Valerio Mastandrea su tutti, due falliti sul viale del tramonto che si tirano fuori dall’”inumanità” di questo sport e si riscoprono, senza rendersene conto, autentici cavalieri contro i mulini a vento.

Cinema Nuovo Palazzo, Bari - Maggio 2006 (Barisera)

Voto:     3 / 5
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